
La vita che vorremmo e quella che potremmo avere
Dunque, sulla mia pagina Instagram ho riportato questo post:
Può essere che qui la risoluzione non sia granché, non me ne vogliate, ma il punto è un altro. L’idea era di dare solo prova del fatto che una routine che include passioni e creatività – che sia per lavoro o meno – può essere sostenibile, se ce ne occupiamo con gli strumenti adatti a noi e secondo criteri di analisi modellati secondo le nostre necessità e priorità.
Solo che poi, come sempre con le questioni di principio, mi son fatta prendere la mano, quindi eccoci qui.
La considerazione successiva è partita da un concetto che penso sia già stato smontato svariate volte nel grande mare dell’Internet, a questo punto, e cioè:
“Fai ciò che ami e non lavorerai un giorno in vita tua.”
È stato smontato, ribadito, e si è arrivati al punto che c’è chi partendo da lì – dalle considerazioni spicce e dalle frasi fatte – ha, come si suol dire, compiuto tutto il giro ed è arrivato all’estremo opposto: “cerca il modo più semplice per non fare nulla e ottenere denaro”.
Non scherziamoci, il denaro ci serve per campare, ma personalmente diffido del guadagno come unica meta, mi piacerebbe pensare che potesse essere uno strumento per poter vivere le nostre vite dignitosamente e realizzando altro: ciò che amiamo fare, ciò che ci appaga, ciò in cui crediamo.
Sì, ho sentito considerazioni di questo genere anche durante lo svolgimento dei miei percorsi scolastici, come se avessimo fatto passare ai più giovani che crescere a livello personale, educarci, provvedere a noi da persone adulte secondo i nostri valori più “alti” – qualsiasi sia il modo o siano i modi in cui scegliamo di farlo – fossero una cosa in più. Un limite, una gabbia. Come se lo scopo ultimo fosse “fare soldi senza far fatica”.
“Tra qualche anno non voglio lavorare, e voglio essere ricco”, mi ha detto non molto tempo fa uno studente.
In pratica, abbiamo raggiunto l’epoca del “fai solo ciò che ti piace” – sottotesto: cerca di non fare fatica, vai verso la meta con ogni mezzo a tua disposizione, non importa cosa e chi calpesti nel frattempo.
L’epoca per cui, da persone adulte, non storciamo nemmeno un poco il naso al giovane che abbia come unico desiderio “voglio diventare ricco”, che per carità, bello potersi permettere la vita che sogniamo e bella la libertà di poterci provare, ma il mio ragionamento viaggia su un altro binario: pare che non ci siano condizioni, ovvero “voglio diventare ricco non importa come, non importa per cosa, non importa se nel frattempo non cresco anche come persona, né acquisisco strumenti o formazione” (mi domando perché, dato il periodo storico illuminato che stiamo vivendo).
Che i sottotesti vengano recepiti in questo modo perché non veniamo educati e educate al pensiero critico? Che gli strumenti tecnologici a nostra disposizione, ma senza adeguata educazione al loro uso, ci abbiano resi e rese incapaci di considerare strade diverse?
Non ho risposte chiare, lo chiedo a te, se leggi, perché ci tengo al dialogo quando si tratta di questi argomenti.
Io qui posso solo dirti che ciò che cerco di fare con il mio lavoro è dare strumenti alle persone per guardarsi dentro e fare sì ciò che amano, ma non saltando le tappe del percorso che richiedono sfida, impegno, domande più complesse. Non perché la fatica sia un valore. Ma perché se partiamo dallo scopo ultimo di ottenere “solo” guadagno materiale, credo si perda il senso dell’amore per ciò che si fa, l’accoglienza delle parti di noi che abbiamo incontrato lungo la strada, trovato difficili e ricostruito, e la possibilità di lasciare qualcosa nel mondo che sia in linea con un senso diverso da quello, perdonatemi, volgare e banale del denaro come fine ultimo.
Mi piacerebbe che gli spazi che creo, le strade che apro, fossero battute da persone che hanno desiderio di condivisione, connessione, espressione autentica di sé.
Di pratica di pensiero, di parola e di creazione.
Non solo, banalmente, di arricchirsi in senso materiale, di gestione del tempo basata sulla produttività e poco o nulla di piaceri, di spazi vuoti, di tempo con sé.
Sei a bordo?
P.S: Non so se siano solo considerazioni mie, al limite della generalizzazione, ma ti prego, se mi stai leggendo e hai pareri a riguardo, parliamone (sui social, o alla solita mail: info@saraballassocoach.com)